Hai deciso di cambiare casa e vorresti affittare quella che lascerai? Oppure hai ereditato un immobile e vorresti ricavarne una rendita mensile, affittandolo? Le motivazioni possono essere molteplici. L’importante è fare le cose per bene. Queste sono le regole da seguire e sapere per rispondere alla domanda “cosa serve per affittare una casa?

Per prima cosa, quando si decide di mettere in affitto un immobile, è necessario che questo si presenti nel miglior modo possibile. Pertanto, sarebbe sempre bene pulirlo e, preferibilmente, anche imbiancarlo: farà subito una buona impressione a chi lo vedrà e, sicuramente, questo potrà influire positivamente anche in fase di trattativa in merito all’ammontare del canone mensile.Fatta questa premessa, bisogna poi sincerarsi che eventuali elettrodomestici, se si pensa di includerli nella proposta di affitto, siano in buone condizioni e funzionanti.Altro aspetto fondamentale, è che gli impianti siano in regola rispetto alle normative in corso, quindi sarebbe preferibile disporre di tutte le certificazioni in tal senso.

Tra i documenti necessari per affittare un immobile è importante l’Attestato di Prestazione Energetica (detto APE): deve essere redatto da un certificatore abilitato e indipendente. Il certificatore energetico di solito è un tecnico abilitato alla progettazione di edifici e impianti, come può essere ad esempio un architetto, un ingegnere o un geometra. La definizione della classe energetica è estremamente rilevante, infatti migliore sarà la classe energetica riconosciuta, maggiore potrà essere il canone di locazione richiesto.

Anche quando si affitta una singola unità immobiliare, e non un intero edificio, è comunque obbligatorio compilare l’APE: esso dovrà essere mostrato dal proprietario (locatore) in fase di contrattazione e dovrà poi essere consegnato all’affittuario (locatario) al momento della registrazione del contratto. La mancata osservanza di questa normativa può generare sanzioni anche importanti.

È bene ricordare che l’APE ha, di fatto, sostituito quello che un tempo si chiamava ACE (Attestato di Certificazione Energetica). Se, al contrario, si preferisce affidare l’intero processo a dei professionisti, allora bisogna scegliere con cura la società più in linea con le proprie esigenze, che potrà poi accollarsi molte delle incombenze burocratiche ed economiche, oltre ad attivarsi per la ricerca di persone interessate alla locazione. Va da sé che, in cambio di questi servizi, bisogna mettere in conto il pagamento di un certo compenso.

La registrazione del contratto di affitto

Dopo aver firmato il contratto, il proprietario deve procedere con la registrazione dello stesso presso l’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni.
Anche in questa circostanza, è opportuno avere tutti i documenti necessari già pronti, vale a dire:

  • due copie del contratto firmato dai due contraenti, entrambe in originale.
  • il modello RLI 2020 debitamente compilato: sostituisce, in pratica, il vecchio modello 69 (disponibile online ed è scaricabile gratuitamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate).
  • la ricevuta del pagamento dell’imposta di registro.
  • le marche da bollo da 16 euro apposte ogni due pagine (quattro facciate) del contratto o, comunque, ogni 100 righe.

L’imposta di registro corrisponde al 2% del canone annuo moltiplicato per il numero delle annualità stabilite dal contratto e deve essere corrisposta suddivisa tra locatore e locatario.

In cosa ti può essere d’aiuto l’Agenzia Immobiliare Biondi?

L’agenzia immobiliare Biondi, con i suoi 30 anni di esperienza in ambito immobiliare, può aiutarti in tutte le fasi necessarie per mettere in affitto il tuo immobile. L’agenzia si occuperà di trovare l’inquilino per te e assolverà tutte le incombenze burocratiche necessarie per rispettare tutte le normative del Codice Civile. Affidati all’agenzia Immobiliare Biondi contattandola al numero  035514570 o per email all’indirizzo info@biondiimmobiliare.it.

La fideiussione bancaria e assicurativa per affitto

Un breve cenno a parte merita il discorso della fideiussione: può capitare, infatti, che il proprietario dell’immobile chieda al locatario la fideiussione per affitto. In pratica, per tutelarsi e procedere con la massima serenità, cosa molto importante soprattutto in tempi un po’ critici come quelli attuali, il locatore può farsi versare una somma a titolo di garanzia (una sorta di cauzione sul pagamento dei canoni futuri). Tutta la procedura è ben regolamentata dal Codice civile, cui è bene far riferimento. In sintesi, comunque, possiamo dire che la fideiussione per affitto può essere bancaria oppure assicurativa. Nel primo caso il fideiussore è un istituto di credito, vale a dire una banca, che si pone come garante dell’adempimento degli obblighi di pagamento da parte dell’inquilino. Nel secondo caso, tale ruolo è rivestito da una compagnia assicurativa.

 

Le tasse sull’affitto della casa

Vediamo, ora, di riepilogare quali sono le tasse previste sull’affitto di un’abitazione, così da avere un’idea più completa. Oltre alle spese di cui abbiamo parlato poc’anzi, bisogna considerare, tra le tasse annuali, la cosiddetta imposta sui canoni di locazione. Sono da considerare, infatti, come dei veri e propri redditi e, come tali, devono essere dichiarati all’Agenzia delle Entrate. Vengono, di conseguenza, tassati e si hanno due alternative tra cui scegliere: si può optare per il regime fiscale ordinario oppure prediligere quella che si chiama “cedolare secca”. Nel primo caso, i canoni di locazione vengono considerati come dei redditi fondiari e quindi tassati come tali ai fini Irpef. Nel secondo caso, invece, si applica in realtà un’imposta sostitutiva all’Irpef, alle addizionali e alle imposte di registro e di bollo. Si va, in pratica, ad applicare una percentuale fissa, pari al 21% se si tratta di contratto a canone libero (4+4 anni) e al 10% se si tratta di contratto a canone concordato 3+2 anni rinnovabili). La scelta del regime di cedolare secca deve essere effettuata al momento della registrazione del contratto, compilando l’apposito riquadro presente sul modello RLI sopra citato. In caso di inquilini morosi, cioè che non pagano, la legge viene in aiuto del locatore e gli consente almeno di non versare più tasse del dovuto, dandogli facoltà di interrompere il versamento (previa verifica, ovviamente) e solo quando si tratta di un immobile locato ad uso abitativo.